Si ricorre alla figura della psicologo, nella maggior parte dei casi, solo nel momento in cui la patologia del disturbo alimentare è conclamata e in stadi avanzati quando invece, sarebbe necessario seguire un percorso che vada realmente a lavorare sulla motivazione al cambiamento.
Ciò prevederebbe un lavoro di presa di coscienza delle emozioni e le cognizioni connesse alla condizione del paziente, non aggravando, così, i sensi di colpa dello stesso. Lo stigma interiorizzato, infatti, attiva comportamenti disfunzionali quali: abbuffate, riduzione dell’esercizio fisico, ritiro sociale e soprattutto evitamento della richiesta d’aiuto a specialisti.
Risulta quindi necessario ribadire l'importanza del ruolo dello psicologo, che abbia ricevuto una formazione specifica adeguata, all’interno dell’equipe multidisciplinare poichè l’unico a detenere specifiche competenze mediche e psicosociali.
Fonte: https://bit.ly/3wc2Pmo
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